Francesco Libetta
*RINVIATA LA PROIEZIONE DELLE ORE 19
sabato 18 ottobre 2025 - ore 21,00
Teatro Galli
Progetti speciali
La virtù che nel suono del pianoforte affascina gli ascoltatori da secoli è la sua duttilità. Percussivo o vellutato, lucido e tagliente, indefinito, polifonico, brillante, arriva da solo a misurarsi con le dimensioni del suono delle voci e di una orchestra. Nel secolare e vasto repertorio di musica per pianoforte sono presenti in gran numero le trascrizioni. Da temi d’opera, da brani sinfonici, da canzoni popolari, da uno stile all’altro, o semplicemente eseguendo al pianoforte la musica scritta per organo o clavicembalo, antenati del pianoforte stesso. In realtà è il concetto moderno di “trascrizione” a definirsi ben dopo il pianoforte. Per secoli la musica si è eseguita con lo strumento che si aveva a disposizione, adattandola di solito estemporaneamente. Al punto che era considerato normale scrivere musica che fosse già in partenza slegata da uno strumento specifico. La consapevolezza dell’importanza della voce di ogni situazione esecutiva si fa largo lentamente. Essenziale nel processo di trascrizione è la consapevolezza del suono specifico di una situazione musicale. Negli Studî sinfonici op 13, Schumann inventa il virtuosismo come ricerca della tipica sonorità di densità orchestrale. Gli Studi di Glass fondano una nuova antiretorica musicale, contestualizzando il suono del pianoforte alla cultura del minimalismo e del microfono. Partendo dalla cantabilità dei divi rossiniani dell’epoca, Chopin arriva negli Studi ad inventare la sonorità pianistica più idiomatica apparsa fino a quel momento; nel clima del progresso positivistico, Godowsky riscrive alcuni capisaldi chopiniani secondo le nuove possibilità dinamiche e polifoniche del pianoforte. Il finale della Sinfonia di Ezio Bosso Oceans è trascrizione secondo l’accezione moderna: appropriandosi di una idea musicale nata su timbri diversi, il pianoforte ricrea a suo modo le dense trame minimaliste della vasta Sinfonia. Due le prime esecuzioni assolute di nuovi pezzi: la quinta Novelletta di Fabio Vacchi, e il brano Magia del cinema (scritto per il film Il tempo che ci vuole, di Francesca Comencini) di Fabio Massimo Capogrosso.
Durata concerto: 1h e 15 minuti + intervallo
pianoforte FRANCESCO LIBETTA
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Chopin Études op. 25 n. 1
Chopin Études op. 10 n. 3 e 12
Schumann Études symphoniques op. 13
Intervallo
Glass Étude n. 9
Capogrosso Magia del cinema (prima esecuzione assoluta)
Godowsky Studî sugli Studî di Chopin Op. 25 n. 1 (III) - Op. 10 n. 5 & Op. 25 n. 9 (Badinage) - Op. 10 n. 12 (mano sinistra sola)
Vacchi Novelletta V (prima esecuzione assoluta)
Richter Andras
Bosso Sinfonia Oceans [tr. F. Libetta - Finale. "Landfall. We unfold"]
Chopin Nocturne op. 9 n. 2
Chopin Scherzo op. 31
| BIGLIETTI intero € 15,00 |
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| Prevendite da sabato 31 maggio ore 10 al botteghino del Teatro Galli, dalle ore 14 anche online su www.vivaticket.com |



